Vi promettiamo che prestissimo uscirà una recensione, ma per ora vi dovrete "accontentare" di un'altra puntata di Don't judge a book by its movie: se qualche settimana fa, infatti, vi ho parlato del romanzo di Tracy Chevalier La ragazza con l'orecchino di perla (potete trovare la recensione qui), oggi voglio dirvi qualcosa sul film che è stato tratto da esso. Attenzione, potrebbero esserci alcuni spoiler.
LA RAGAZZA CON L'ORECCHINO DI PERLA
del regista Peter Webber
TITOLO ORIGINALE: Girl with a Pearl Earring
LINGUA ORIGINALE: Inglese
PAESE DI PRODUZIONE: Gran Bretagna e Lussemburgo
PAESE DI PRODUZIONE: Gran Bretagna e Lussemburgo
ANNO: 2003
DURATA: 100 min
DURATA: 100 min
SITO UFFICIALE DEL FILM: Qui
Uscito nelle sale cinematografiche nel 2003 e candidato a
tre premi Oscar nel 2004 – Migliori costumi, Miglior fotografia e Miglior scenografia
– La ragazza con l’orecchino di perla
è un film in cui noi spettatori siamo chiamati a cercare di capire anche ciò che non viene detto, attraverso i dettagli, la musica, i rumori e, soprattutto, gli sguardi, perché, effettivamente, in esso sono presenti ben pochi dialoghi. Infatti, è proprio così che Webber e Paterson, il produttore, lo definiscono:
il “film degli sguardi” (evidentissimi, per esempio, nella scena in cui
Griet - interpretata da Scarlett Johansson - sta apparecchiando la tavola per la famiglia Vermeer e in unico piano
sequenza notiamo il pittore che, incantato, guarda la ragazza, mentre la
moglie, gelosa, osserva il marito; la suocera, invece, che ha capito quello che
sta avvenendo, scruta Catharina).
Esattamente come nel romanzo, o meglio - oserei dire - in modo ancora più marcato rispetto al romanzo, l’elemento
chiave della vicenda è la capacità di Griet di comprendere la pittura e l’uso
dei colori; inoltre, l'elemento pittorico è ripreso anche in ogni inquadratura e in ogni situazione che si viene a creare nel corso della storia.
Anche il rapporto tra la ragazza e Vermeer - interpretato da Colin Firth - è ben delineato, anche se vi sono delle differenze sostanziali con il libro (basti pensare che, mentre nel romanzo il pittore compare subito nelle prime pagine, nel film di Webber dobbiamo aspettare una ventina di minuti per vedere Colin Firth - ma credo che il regista abbia optato per questa soluzione per accrescere ulteriormente la suspense e per far sì che
l’attrazione tra i due nasca in modo ancor più repentino). Sia nel film che nel libro,
l’attenzione di Vermeer per Griet e, corrispondentemente, quella della ragazza
per il pittore sono costruite lentamente, scena dopo scena e questa quiete in cui tutto è immerso è stata in grado di coinvolgermi ancora di più e di rendermi partecipe della storia di Griet.
Una "pecca", se così la vogliamo definire, è il fatto che la maggior parte delle scene riguardanti la famiglia della ragazza sono state drasticamente eliminate: nonostante capisca benissimo la scelta effettuata da Webber di cercare di focalizzare l'attenzione soprattutto sui due "amanti", penso che se il
film avesse preso in considerazione anche altri aspetti della vita di Griet ci sarebbe stata l’occasione di
conoscere il personaggio in modo ancora più profondo.
Detto questo, comunque, penso che La ragazza con l'orecchino di perla sia stupendo e che, quindi, il libro possa essere giudicato dal suo film!
ALCUNE DIFFERENZE (ATTENZIONE SPOILER):
- Come già accennato, nel romanzo Griet conosce Vermeer molto prima, fin dalle prime pagine, a casa sua, mentre nel film vediamo Colin Firth dopo venti minuti.
- Il fratello e la sorella di Griet, Frans e Agnes, non sono menzionati nel film. Solo in poche scene, quando Griet va a messa con i genitori e incontra poi Pieter, viene mostrato un bambino che dà la mano alla madre della ragazza, e che si suppone sia il fratello. Tuttavia, è molto più piccolo che nel romanzo, dove Frans è un apprendista decoratore di piastrelle come il padre, e che verso la fine lascia Delft.
- Tutti gli eventi che succedono dopo che Griet lascia la casa del pittore, non sono mostrati.
- Nel romanzo, Griet si buca da sola prima l'orecchio sinistro, quello cioè che viene dipinto dal pittore, ma in seguito anche il destro, poiché Vermeer le dice che sarebbe una farsa indossare solo un orecchino; nel film invece è il pittore stesso che, su richiesta della ragazza, le buca il solo lobo sinistro (questo è un espediente adottato, probabilmente, per rendere più intimo un rapporto che non poteva in alcun modo esistere).
- Nel romanzo, gli orecchini sono consegnati a Griet da Catharina dieci anni dopo essere stata cacciata dalla casa di Vermeer e solo dopo la morte del pittore, secondo le sue ultime volontà. Nel film, invece, è Tanneke a portarli alla ragazza, ma si capisce che non è passato molto tempo.
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